Si è svolta oggi la cerimonia celebrativa in occasione del trentennale dell’alluvione in Valtellina. Il Presidente Mattarella si è recato ad Aquilone, una frazione di Valdisotto, per ricordare le 53 vittime e migliaia di sfollati. Il Prefetto di Sondrio, Giuseppe Mario Scalia, ha consegnato 12 targhe ai rappresentanti delle principali istituzioni ed enti per le attività di soccorso e assistenza alle popolazioni colpite dall’alluvione. In quella tragica occasione, vi partecipò anche la Protezione Civile dell’allora Sottocomitato di Nova Milanese. La Legge n. 996 dell’8 dicembre 1970, fu la prima vera e propria legge che delineava un quadro complessivo di interventi di protezione civile: “Norme sul soccorso e l’assistenza alle popolazioni colpite da calamità – Protezione Civile”. La direzione e il coordinamento di tutte le attività passarono dal Ministero dei Lavori Pubblici al Ministero dell’Interno. Per la prima volta veniva riconosciuta l’attività del volontariato di protezione civile. La legge 96/70 privilegia il momento dell’emergenza: di fatto si disciplina solo il soccorso da mettere in campo nell’immediatezza dell’evento. Il regolamento d’esecuzione della legge veniva approvato solo dopo 11 anni; nel frattempo rovinosi terremoti colpirono nel 1976 il Friuli e nel 1980 la Campania.
In occasione di questi due grandi terremoti, che provocarono rispettivamente 976 e 2570 vittime, la gestione dell’emergenza e della ricostruzione fu molto diversa, anche se i primi giorni furono caratterizzati in entrambi i casi dalla lentezza dei soccorsi e dalla mancanza di coordinamento. La gestione dell’emergenza dopo il terremoto dell’Irpinia risulta essere fallimentare, sia nelle prime ore post sisma sia nella successiva fase della ricostruzione. I primi soccorsi furono caratterizzati dalla totale mancanza di coordinamento: volontari, strutture regionali e autonomie locali si mobilitarono spontaneamente senza aver avuto indicazioni e precisi obiettivi operativi dal Ministero dell’Interno. Dopo il caos dei primi tre giorni, il governo intervenì nominando il Commissario straordinario Giuseppe Zamberletti, che riusci a riorganizzare i soccorsi.
Di fronte a queste catastrofi il sistema dei soccorsi mostrò tutti i suoi limiti: si aprì così un dibattito civile e culturale con l’obiettivo di superare il vecchio assetto operativo. Si cominciò a parlare di protezione civile non solo come soccorso, ma anche come previsione e prevenzione.